Buongiorno.
Mi sta a cuore condividere questi pensieri nella speranza possano stimolare qualche tua riflessione a riguardo.
Dopo aver letteralmente meditato e studiato quotidianamente dal 2002 ad oggi perché ho voluto e voglio ancora comprendere la prospettiva spirituale/metafisica e psicologica/scientifica sono diventato operatore di Reconnective Healing, Counselor Metafisico, Psicologo, formatore, Insegnante, Ipnoterapeuta, master in PNL, operatore di EFT, EMDR, di Costellazioni Familiari Sistemiche e adesso di Mindflulness. Non menziono i tantissimi altri corsi di crescita personale e gli innumerevoli libri letti.
Col tempo ho sempre più avuto la sensazione di quanto possano essere utili ma anche limitanti tutte le credenze che categorizzano l’individuo. Tra queste ci sono anche le diagnosi. Lavorando in modo eclettico, cioè utilizzando ciò che ritengo opportuno per l’individuo in quella particolare circostanza, mi sono reso conto che il credere fermamente in una diagnosi può essere tanto limitante quanto il credere nei giudizi e pregiudizi.
Ognuno di noi è unico, la diagnosi seppur utile è sempre un concetto mentale che può essere trasceso come tutti gli altri.
Quello che chiamiamo scompenso o malattia non è altro che la strategia migliore che il sistema psichico/emotivo e fisico dell’individuo ha trovato per mantenere un certo equilibrio. Creando e credendo la diagnosi è come se convalidassimo la struttura mentale adottata per generare la “malattia”.
Se scegliamo di vedere oltre la diagnosi possiamo connetterci con l’Essenza/Anima dell’individuo che potrebbe trovare forse più facilmente una strategia funzionale ora più efficace e funzionale. La nostra consapevolezza ha una grande influenza sugli altri, soprattutto se vengono da noi per essere assistiti in qualche modo. Consiglio quindi a tutti quanti, compresi i professionisti a considerare le diagnosi con una certa apertura mentale, senza lasciare che questa limiti le potenzialità forse ad ora inespresse intrinseche dell’individuo, che credo fermamente siano in ognuno di noi.
Quello che crediamo riguardo noi e gli altri è forse uno dei fattori più influenti nei processi terapeutici e relazionali.
Crediamo quindi maggiormente nelle potenzialità o nelle limitazioni?